Ada Byron-Lovelace
Ada Augusta Byron, nasce a Londra nel 1815, unica figlia legittima del poeta romantico George Byron. Dopo la nascita di Ada la madre si separò dal marito e, per paura che la figlia potesse manifestare le medesime inclinazioni del poeta, si impegnò a darle un’educazione scientifica. Il destino che le poteva riservare la società del suo tempo l’avrebbe costretta nel ruolo di madre, ricamatrice, gentildonna, ed invece Ada sostenuta dalla madre che le fornì ottimi insegnanti privati tra cui Mary Somerville, si applicò con passione alla matematica e al calcolo. Giovinetta, dichiarò di aspirare ad una "scienza poetica" e tutto il suo pensiero analitico fu intriso di immaginazione e metafore. Sarà proprio la sua capacità di intuire e vedere più in là dei sui contemporanei a portarla, a metà degli anni’ 30, ad entusiasmarsi per le ricerche di un matematico di Cambridge, Charles Babbage, che lavorava da anni alla progettazione dell’Analytical Engine, un’enorme struttura composta da ben 25 mila parti, precursore dei calcolatori del XX secolo. Babbage,
lavorando a questo progetto, presentò gli sviluppi in un seminario
a Torino, nell’autunno del 1841. Un italiano, Menabrea, scrisse
un riassunto di ciò che Babbage aveva descritto che pubblicò
in una relazione, in francese, insieme ad alcune sue valutazioni. Ada,
nel 1843, sposata con il conte di Lovelace e madre di tre bambini, tradusse
in un articolo in lingua inglese la relazione di Menabrea apportando le
sue personali e, al tempo, visionarie considerazioni. La forza trasgressiva di questo personaggio sta nel suo appassionarsi allo studio di materie riservate, per il suo tempo, agli uomini e di unire discipline considerate ancora oggi antitetiche: la letteratura e la tecnica. Questa sua operazione di arricchimento della tecnologia con aspetti legati al linguaggio poetico e metaforico è riprova della straordinaria capacità femminile di "tenere insieme", rompere gli schemi imposti, affermare il proprio pensiero e la propria soggettività. Conoscere
la sua storia significa prendere consapevolezza di quale sia stato il
rapporto delle donne con i calcolatori e scoprire come la realtà
che ci viene presentata dimentichi, più o meno volutamente, personaggi
che possono intaccare pregiudizi e stravolgere l’idea che oggi abbiamo
della tecnologia. E’ una scoperta che porta sconcerto, stimola l’impegno,
rendendo il mondo della tecnologia una sfida per noi tutte.
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